fbpixel
Menu

Il Franco svizzero: un bene rifugio solido e stabile

Il Franco svizzero è da sempre un bene rifugio: la moneta elvetica, infatti, vive di trend in cui attira notevoli investimenti ad altri in cui questi investimenti si attenuano, senza mai però fermarsi o andare in negativo.

Questo perché il Franco è lo specchio della solidità e stabilità della Svizzera stessa che, con politiche monetarie oculate e lungimiranti, ha saputo guadagnarsi nel corso della storia una grande fiducia da parte del mercato dell’investimento internazionale.

Il Franco è, dunque, una cosiddetta “moneta forte“. Con questo termine si intende una valuta utilizzata a livello mondiale grazie al suo valore intrinseco stabile e duraturo. Per estensione, la definizione di “moneta forte” dei confronti del Franco (e delle altre valute di questo tipo) indica anche la sua natura stabile e affidabile. Di bene rifugio, appunto.

Per arrivare a questo traguardo invidiabile, la storia Svizzera ha giocato un ruolo cruciale: il fatto che la Confederazione non avesse mai preso parte (attiva o passiva) ai conflitti bellici mondiali e continentali, ha sicuramente accresciuto il suo status di “porto sicuro” e attirato copiosi flussi di capitali da tutto il mondo.

Il segreto bancario e il suo ruolo nei confronti del Franco

Anche alcune condizioni bancarie “speciali” applicate ai fondi depositati presso istituti elvetici ha favorito la solidità del Franco: una fra tutte è stata sicuramente il segreto bancario.

Attivo dal 1934, il segreto bancario ha resistito alle pressioni internazionali fino al 2014, quando la Svizzera ha sottoscritto lo storico accordo storico Fatca (Foreign Account Tax Compliance Act) con gli Stati Uniti: da quel momento è nato lo scambio automatico di informazioni fiscali fra i due stati, in modo da permettere alle autorità americane di avere dati certi sui capitali detenuti in Svizzera da persone assoggettate all’obbligo fiscale statunitense.

Nel 2017 c’è stato poi il secondo compromesso con le autorità fiscali europee: lo scambio automatico di informazioni per i cittadini stranieri con averi in Svizzera è stato ratificato ed è successivamente entrato in vigore dal 2018.

Questo ha minato il segreto bancario svizzero alla sue fondamenta, sebbene questa misura resti ancora pienamente attiva per i cittadini svizzeri: i dati dei loro conti non potranno infatti essere utilizzati dalle autorità fiscali svizzere, salvo in caso di gravi reati fiscali.

Il Franco svizzero e il “crollo” del 2011

Nel 2011, in piena crisi economica mondiale, il Franco si stava apprezzando troppo rispetto alle altre valute mondiali e, per questo, la Banca Nazionale Svizzera fissò un limite massimo di cambio contro l’Euro pari a 1,20 Franchi con il fine di tutelare le esportazioni, che avrebbero sofferto da una svalutazione troppo forte della moneta unica.
In quel periodo infatti, l’eurozona affrontava la crisi dei debiti sovrani e il rischio di una disgregazione dell’euro era elevato.

I rendimenti dei titoli di Stato e gli spread dei paesi periferici, in particolare dell’Italia, raggiunsero i livelli di guardia e i capitali iniziarono a scappare in cerca di porti sicuri, tra i quali il franco svizzero.

Questo provocò un piccolo terremoto nella valuta elvetica, piccolo perché assolutamente previsto e giudicato tollerabile dalla BNS: la mossa dell’istituto causò un calo fra l’8 e il 9,5% della moneta svizzera nei confronti delle altre principali valute.

grafico tasso CHF/EUR

Come sappiamo, il limite è stato eliminato a sorpresa il 15 gennaio 2015 dalla BNS e ha portato a un cospicuo accrescimento del valore del Franco nei confronti soprattutto di Euro e Dollaro: proprio nei confronti della moneta europea, quel giorno il Franco arrivò a quasi un +40%, travolgendo come uno tsunami i principali mercati mondiali.

In quella data accadde quello che nessuno si sarebbe aspettato, tanto meno dalla Banca centrale svizzera. Un’inversione di 180 gradi rispetto a quanto affermato solo pochi giorni prima: la soglia venne difesa fino al 15 gennaio 2015 e poi abbandonata, improvvisamente, sotto le pressioni sempre più forti del mercato.

Solo dieci giorni prima, il 5 gennaio 2015, il presidente della BNS Thomas Jordan aveva dichiarato: “La soglia di 1,20 franchi per un euro, in vigore da oltre tre anni, è irrinunciabile”.
Il 15 gennaio alle 9:40 lo stesso Jordan la eliminò.

Senza più gli acquisti di euro della BNS sul mercato delle valute il rapporto tra euro e franco svizzero crolla immediatamente del 16%, raggiungendo la parità e poi tocca minimi a 0,87 sorprendendo molti investitori e trader che avevano fatto affidamento sulla parola della Banca centrale svizzera e del suo presidente.

Quando si indebolisce il Franco svizzero

Come detto più sopra, il Franco svizzero è un bene rifugio e, come tale, è caratterizzato da una grande solidità e stabilità.

Tuttavia, questo non lo mette al riparo da trend negativi, anche se di solito sono piuttosto contenuti.

In generale, il Franco si indebolisce quando le grandi potenze monetarie mondiali si rafforzano o sono interessate da un periodo di trend positivo.

Le scelte economiche della Confederazione e la sua situazione geopolitica, però, hanno sempre saputo contrastare in modo efficace queste eventualità e la moneta rossocrociata ha conservato il suo valore.

Ovviamente, essendo una moneta, anche il Franco può soffrire a causa di diversi fattori, come ad esempio: previsioni di aumento dell’inflazione, aumento di importazioni, diminuzione delle esportazioni e cambiamenti dei tassi di interesse a breve termine.

Tieniti aggiornato: consulta l’andamento in tempo reale del tasso di cambio CHF/EUR e EUR/CHF su CambiaValute.ch.

Perché sceglierci?

CambiaValute.ch è lo specialista svizzero dei cambi online.
Cambia comodamente da casa risparmiando fino all’80% rispetto alle tariffe di banche ed uffici cambio contanti.
Verifica ora quanto puoi risparmiare come frontaliere, privato o azienda.

Registrati ora gratis img
CambiaValute.ch logo