Nuovo accordo Italia-Svizzera sui frontalieri: il nuovo governo italiano approva il disegno di legge
L’ultimo aggiornamento dell’accordo Italia-Svizzera in merito ai lavoratori frontalieri e il loro trattamento fiscale nei due paesi risale al 23 dicembre 2020.
C’era un altro Governo in Italia, all’epoca, e dopo una prima, veloce ratifica da parte della Svizzera, il Parlamento tricolore aveva sempre fatto slittare la controparte nel Bel Paese. Poi il Governo in essere è caduto, come sappiamo, e ora il Primo Ministro è Giorgia Meloni.
Chi si aspettava ulteriori lungaggini, però, è stato subito zittito da un succinto quanto significativo comunicato stampa da parte di Roma: il 24 novembre 2022, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge di “ratifica ed esecuzione” dell’Accordo tra Repubblica e Confederazione, nella sua ultima versione aggiornata, appunto, al 23 dicembre di due anni fa.
Oltre a questa dichiarazione di intenti, si parla anche di “stabilire il metodo della tassazione concorrente” (ovvero nei due paesi, di lavoro e di residenza) e del “regime transitorio per i lavoratori frontalieri residenti in Italia che lavorano in Svizzera o che vi hanno lavorato a partire dal 31 dicembre 2018, ai quali si applica il regime di tassazione esclusiva in Svizzera fino alla data di entrata in vigore dell’Accordo”.
Questo non vuol dire assolutamente che l’accordo sia stato approvato e che sia entrato in vigore, sia chiaro. Significa che il Governo italiano ha “preso in carico” l’annosa questione che, quindi, dovrà seguire l’iter parlamentare prima della sua applicazione effettiva.
Insomma, questo passo smuove un po’ le acque, ma ci vorrà ancora del tempo prima dell’entrata in vigore delle misure previste dall’accordo.
La posizione svizzera
La Svizzera – e soprattutto i Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese – trarrebbero due grandi benefici dal nuovo accordo.
Il primo è quello di incassare la totalità delle tasse pagate dai frontalieri in Svizzera, eliminando dal 2030 i ristorni (pari al 40% dei gettiti) che attualmente la Confederazione paga ai Comuni italiani della fascia di confine.
Per i “nuovi frontalieri” dell’accordo, infatti, la Svizzera tratterrà solo l’80% dell’imposta alla fonte, mentre l’Italia considererà gli introiti per intero per l’imposizione Irpef.
Le tasse italiane, ovviamente, terranno conto di quanto già corrisposto oltreconfine, per evitare la doppia imposizione: in sostanza verrà sottratto alla cifra da pagare quanto già versato in Svizzera, sotto forma di credito di imposta.
I ristorni dalla Svizzera, dal 2033 in poi, saranno aboliti e all’Italia spetterà solo la parte ricavata dall’applicazione dell’Irpef agli introiti dei frontalieri.
Il secondo beneficio per la Confederazione, sulla carta, è di rendere meno “golosi” gli stipendi svizzeri per i lavoratori sul confine: le tasse italiane, più pesanti in termini di percentuali, dovrebbero “abbassare” l’appeal del lavoro oltreconfine, appunto perché nelle tasche dei nuovi frontalieri rimarrebbero meno soldi.
L’Italia, dunque, ha fatto intendere aver raccolto l’eredità del precedente esecutivo in materia di frontalieri.
Ora deve arrivare la firma ufficiale dell’accordo e la sua applicazione: su questo c’è meno incertezza di prima, ma date precise ancora non ce ne sono.
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