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Economia svizzera ferma, cosa farà la BNS?

Raffigurazione di scenario economico che può prospettare scelte difficili o impopolari.

Un rotondo 0 per cento. Tale è risultata la crescita dell’economia svizzera nel secondo trimestre del 2023 rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Dopo il promettente inizio d’anno (+0,9% t/t), la Confederazione si è spenta, in linea con il deterioramento economico che interessa tutta l’economia globale e in particolare l’Europa e la Cina.

La BNS dovrà tenerne conto e dovrà considerare anche le prospettive future nella sua prossima riunione di politica monetaria, quando deciderà se alzare i tassi di interesse al 2% o lasciarli invariati all’1,75% dopo cinque rialzi consecutivi.

I dati pubblicati dalla Seco


La Segreteria di Stato della Confederazione ha pubblicato i dati sull’andamento del PIL svizzero nel secondo trimestre del 2023. La crescita è stata dello 0%, al netto degli eventi sportivi. Su base annua il PIL è cresciuto dello 0,5% in rallentamento da è1,5% del mese precedente.

A soffrire sono stati soprattutto i comparti economici industriali mentre i servizi sono riusciti a crescere anche se con un ritmo più contenuto. In particolare, secondo le rilevazioni della Seco, l’industria manifatturiera ha segnato una contrazione del 2,9% nel secondo trimestre 2023 e il comparto chimico-farmaceutico è stato quello che ha subito di più (-2,9% nel trimestre).

Nel settore dei servizi si è registrato al contrario un aumento sostenuto soprattutto dal settore alberghiero e della ristorazione (+5,2%). Anche la maggior parte degli altri settori del terziario ha registrato una crescita: la creazione di valore è aumentata nella sanità e nel sociale (+0,8 %), nei servizi alle imprese (+0,7 %) e nel settore dell’intrattenimento (+0,7 %).

BNS tra i responsabili della frenata

L’economia della svizzera conferma la sua dipendenza dall’estero. In uno scenario di rallentamento economico globale le sue esportazioni si riducono e pesano sul PIL. Al freno attivato dalla congiuntura internazionale si aggiungono le politiche monetarie della BNS.

I tassi di interesse sono stati portati all’1,75% con cinque rialzi dei tassi consecutivi. Nella prossima riunione, il 21 settembre, potrebbe arrivare il sesto ritocco a +2%. La maggioranza degli analisti ritiene tuttavia che la Banca centrale svizzera non opererà un’ulteriore mossa al rialzo.

A sostegno di questa ipotesi c’è il calo dell’inflazione che a luglio si è attestata all’1,6% secondo l’Ufficio federale di statistica, dopo il +1,7% di giugno, il +2,2% di maggio e il +2,6% di aprile. Un trend discendente che potrebbe spingere la BNS su posizioni attendiste.

Sulla scelta influirà anche la decisione che prenderà la BCE nella sua riunione del 14 settembre. Su questo fronte l’incertezza è maggiore. Nonostante i chiari segnali di deterioramento dell’economia dell’eurozona, i prezzi al consumo rimangono su livelli elevati: +5,3% a luglio su base annua. Un ulteriore rialzo dei tassi è quindi molto probabile entro la fine dell’anno e non è escluso che arrivi già a settembre.

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