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Franco svizzero, i fattori che spingono per un rafforzamento

La Svizzera conduce per 2 a 1. Non si tratta del risultato della partita con l’Italia degli ottavi di finale dei Campionati europei di calcio, terminata peraltro con una sconfitta per 2 a 0 degli azzurri. È il computo dei tagli ai tassi di interesse effettuati finora dalla BNS e dalla BCE. Questo “vantaggio” limitato si è tradotto in un recupero dell’euro nei confronti del franco svizzero da inizio anno, al di là della volatilità creata dal risultato delle elezioni europee e francesi. Il cambio EUR/CHF è salito del 2,7% circa.

Quali sono le attese sulle prossime mosse delle due Banche centrali e che effetto potrebbero avere sul franco svizzero?

L'andamento del cambio EUR/CHF evidenzia un guadagno del 2,74% per l'euro da inizio anno

Andamento del cambio EUR/CHF. Fonte: Forecaster

BNS e BCE adottano tattiche diverse

La Banca nazionale svizzera ha giocato d’anticipo rispetto alla Banca centrale europea, tagliando i tassi di interesse per la prima volta nel mese di marzo. Ha poi “raddoppiato” a giugno, portandoli all’1,25% attuale. Francoforte ha invece optato per una tattica più attendista, abbassando i tassi di 25 punti base a giugno. Ora il tasso sui depositi in eurozona si attesta al 3,75%, quello sulle operazioni di riferimento al 4,25% e quello sulle operazioni marginali al 4,5%.

La prossima riunione, per entrambi gli istituti centrali, è in calendario a settembre, rispettivamente il 12 per la BCE e il 26 per la BNS. Lo scontro diretto non dovrebbe modificare il bilancio complessivo della partita. Gli analisti di mercato si attendono infatti un taglio dei tassi di interesse da parte di entrambe le Banche centrali. In pratica 3 a 2 per la Svizzera.

“Ci aspettiamo un’ulteriore riduzione dei tassi di 0,25 punti base nei prossimi trimestri” hanno commentato gli analisti di UBS dopo la riunione della BNS di giugno. “Continuiamo a ritenere che i tassi guida rimarranno all’1% nel medio termine e la Banca nazionale svizzera dovrebbe classificare questo tasso di interesse come neutrale” hanno aggiunto. Previsioni in linea con l’andamento dell’inflazione nella Confederazione, scesa all’1,3% nel mese di giugno e quindi già sotto la soglia del 2%.

La BCE, scontato un taglio dei tassi di interesse in settembre come molto probabile, dovrebbe invece non limitarsi a 3 tagli complessivi. Nonostante l’estrema prudenza sull’inflazione mostrata da Francoforte, le previsioni degli analisti parlano di un ulteriore taglio a dicembre e altri in arrivo nel 2025.

Shaan Raithatha, strategist senior di Vanguard, si sbilancia fino a prevedere 4 riduzioni di 25 punti base nel 2025: “La BCE manterrà un ritmo trimestrale nella riduzione dei tassi di interesse. Ciò significa che il tasso di deposito dovrebbe scendere del 3,25% entro fine anno e attestarsi al 2,25% entro la fine del 2025. I tassi di interesse a livello centrale dovrebbero invece scendere al 3,75% e al 2,75%”. 

Più prudente è Kevin Thozet, del Comitato investimenti di Carmignac, secondo il quale “il mercato prevede a malapena due tagli per il resto dell’anno e altri due per il 2025”. Anche in questo caso, tuttavia, la BCE ribalterebbe il risultato complessivo dei tagli rispetto alla BNS.

Le implicazioni per il franco svizzero

Da inizio anno l’euro ha guadagnato circa il 2,7% sul franco svizzero. È il risultato della maggiore prudenza adottata dalla BCE sul taglio dei tassi di interesse. Tuttavia questo guadagno è stato costruito nella prima parte dell’anno, quando la moneta unica ha toccato quota 0,99 contro il franco, sfiorando la parità.

Poi la BCE ha rotto gli indugi, operando una riduzione di 25 punti base, e i mercati hanno cominciato a scontare un percorso di allentamento monetario. In giugno si è aggiunto anche il risultato delle elezioni europee (e di quelle francesi) che ha contribuito a indebolire l’euro. Dopo un rimbalzo, il cambio EUR/CHF ha iniziato di nuovo a scendere a partire da metà luglio.

Oltre alla riduzione del differenziale sui tassi di interesse tra Svizzera ed eurozona, a pesare sull’euro sono le condizioni economiche poco brillanti dell’area. Ieri gli indici PMI hanno confermato le difficoltà del settore manifatturiero e, in alcuni casi, anche di quello dei servizi. Come in Germania, dove l’indice dei direttori d’acquisti delle società industriali è sprofondato a 42,6 in luglio da 43,5 in giugno e contro attese per un recupero a 44,1 mentre il PMI servizi è sceso poco sopra la soglia che separa le fasi di espansione economica da quelle di contrazione. L’indice si è attestato a quota 52 in luglio, da 53,1 in giugno e anche in questo caso contro attese di un leggero miglioramento a 53,1. “Senza una stabilizzazione dell’economia industriale c’è il rischio di una ricaduta in una fase recessiva” ha commentato Michael Holstein, capoeconomista di DZ Bank.

Nemmeno la stagionalità favorisce la moneta unica. Utilizzando la piattaforma Forecaster, nel breve periodo l’euro potrebbe correggere almeno fino alla parte finale del mese di agosto. L’analisi dei dati statistici su orizzonti temporali di 3, 5 e 15 anni, evidenzia che da oggi e fino al 22 agosto il cambio EUR/USD è sceso in media dell’1,3% con percentuali al 100%, all’80% e al 66,7% rispettivamente nei tre archi temporali.

La stagionalità del cambio EUR/CHF a 3, 5 e 15 anni

Stagionalità del cambio EUR/CHF a 3, 5 e 10 anni – Fonte: Forecaster

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