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Frontalieri e tassa sulla sanità, i chiarimenti in un webinar

L’imposizione di una tassa sanitaria a carico dei vecchi frontalieri – assunti in Svizzera prima del 17 luglio 2023 – introdotta dal governo italiano nella Legge di Bilancio, ha suscitato polemiche, timori e confusione. Chi dovrà versarla? Quanto dovrà pagare? È conforme alla Costituzione? Quando verrà applicata? Interrogativi a cui CambiaValute.ch ha tentato di rispondere in un webinar organizzato con Andrea Puglia, direttore dell’Ufficio Frontalieri del sindacato Ocst.

Tanta fretta e poca trasparenza

Uno degli aspetti sottolineati da Andrea Puglia durante il webinar è la mancanza di trasparenza da parte del governo italiano, che ha inserito la nuova disposizione nella Legge di Bilancio senza un confronto preventivo con i comuni di confine e i cantoni svizzeri coinvolti. Oltretutto la nuova tassazione solleverebbe problemi di incostituzionalità e avrebbe ostacoli tecnici di attuazione, oltreché essere in contrasto con l’accordo sul frontalierato siglato tra Svizzera e Italia solo pochi mesi orsono e a seguito di difficili negoziati.

Secondo quanto previsto dalla nuova tassa, i vecchi frontalieri (che pagano le imposte solo in Svizzera) dovranno versare alle casse italiane tra il 3% e il 6% dello stipendio netto annuo con un tetto massimo di 200 euro al mese. Si tratta di un prelievo pesante, pari a 2.400 euro nell’arco di un intero anno, tanto da impattare sul tenore di vita dei frontalieri.

In realtà le aliquote verranno decise successivamente, il che lascia in sospeso i frontalieri. “Il governo – ha spiegato Andrea Puglia nel corso del webinar – ha affidato alle Regioni di confine interessate il compito di definire il prelievo, le modalità di calcolo e quelle di riscossione”.

Il principio secondo cui i frontalieri che vivono in Italia e quindi utilizzano le strutture della sanità italiana devono contribuire è sacrosanto. Ma le modalità con cui il governo ha preso la decisione sono alquanto sgradevoli. “Imporre una misura simile senza preavviso è un gesto poco trasparente che non favorisce le relazioni tra i due Paesi” ha commentato Puglia.

Non solo, la nuova tassa (che il governo italiano chiama contributo) pone dubbi di costituzionalità, problemi tecnici di attuazione e va perfino contro il nuovo accordo sul frontalierato, che ha sancito che i vecchi frontalieri continueranno a pagare le imposte solo in Svizzera.

Frontalieri, tutte le domande in sospeso

Negli ultimi mesi i frontalieri sono stati tra i bersagli preferiti del governo, in cerca di risorse difficili da trovare. La loro colpa? Lavorare in un altro paese per pagare meno tasse e guadagnare di più lasciando sguarniti di manodopera i comuni di confine. Il tema che è stato sollevato in particolare per il personale medico e infermieristico.

E così il governo ha pensato alla soluzione di tassare i vecchi frontalieri per mettere in tasca agli operatori del settore sanitario 750 euro in più al mese (cifra massima stimata). Una cifra largamente insufficiente a compensare il divario salariale esistente con la Svizzera e le condizioni di lavoro, decisamente più gradevoli.

Come ha sottolineato Andrea Puglia nel corso del webinar, il primo prelievo dovrebbe arrivare nel 2025. Il prelievo massimo sarà di 200 euro mensili ma le domande ancora aperte sono numerose:

  • Come ci si regola nel caso di una famiglia di frontalieri? Il prelievo va moltiplicato per i componenti?
  • Dove si pagherà e a chi?
  • Quali sono le aliquote?
  • Come farà il governo italiano ad avere le informazioni necessarie al calcolo del contributo?

 “Il governo italiano non si è posto neppure la domanda su come otterrà i dati relativi ai vecchi frontalieri” ha commentato Puglia. Secondo l’accordo sul frontalierato, infatti, la Svizzera comunicherà solo i dati di coloro che pagano tasse anche in Italia come, per esempio, i nuovi frontalieri e i frontalieri fuori fascia. In pratica sarà il frontaliere a dover autoconsegnarsi agli ispettori del fisco italiano.

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