La Svizzera cerca manodopera qualificata, ecco dove guardare
L’ultima rilevazione del tasso di disoccupazione in Svizzera ha mostrato un leggero aumento dei senza lavoro. Dall’1,9% precedente si è passato al 2% del mese di agosto secondo le rilevazioni della Segretaria di Stato per l’economia. A prima vista potrebbe sembrare desiderabile avere un livello di disoccupazione così basso. In realtà per la Confederazione e le sue imprese è un problema. Diventa sempre più difficile, infatti, trovare manodopera qualificata. Il rischio è di subire un rallentamento della crescita e dell’innovazione, oltre a un aumento delle pressioni salariali pur in un contesto inflattivo che rimane anch’esso basso (1,6% a/a in agosto).
Secondo l’Unione svizzera degli imprenditori (USI) sarebbero almeno 120.000 le posizioni vacanti e potrebbero diventare quasi 500.000 entro il 2023. Ma quali sono i settori dove c’è maggiore carenza di figure professionali?
I settori che assumono secondo Manpower
Il settore sanitario è quello che soffre di più la mancanza di figure professionali, in particolare infermieri e medici. Ma in Svizzera mancano anche ingegneri, specialisti in finanza, sviluppatori IT, tecnici e operatori specializzati nella meccanica e nella comunicazione.
Da una recente ricerca condotta dall’agenzia per il lavoro Manpower è emerso che nell’ultima parte dell’anno 38 imprese svizzere su 100 sono intenzionate ad assumere personale. In particolare sono più interessate ad attrarre lavoratori le aziende dei servizi di comunicazione (66%), dei trasporti e della logistica (62%) e dell’energia e servizi pubblici (+53%). Tra le aree cantonali della Confederazione le prospettive migliori sono nel Ticino dove il 57% delle imprese interpellate ha dichiarato di essere intenzionata ad assumere.
Le nuove regole per i frontalieri non aiutano la Svizzera
Ogni giorno sono 78.230 i frontalieri che attraverso il confine Italia-Svizzera in direzione della confederazione per andare a lavorare. Il dato viene dall’Ufficio federale di statistica (SECO) ed è relativo al primo trimestre dell’anno. Il frontalierato, che riguarda le aree di confine entro i 20 chilometri, ha permesso alla Svizzera di ridurre la carenza di manodopera qualificata mentre per i lavoratori ha offerto condizioni una fiscalità vantaggiosa (nonché stipendi medi più elevati).
A partire dallo scorso luglio, tuttavia, è entrato in vigore un nuovo accordo tra Svizzera e Italia che prevede una riduzione di questi vantaggi. L’accordo si applica ai nuovi lavoratori frontalieri (ossia che hanno iniziato a lavorare in Svizzera dal 18 luglio 2023) residenti in Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano entro i 20 chilometri dal confine svizzero.
Se in precedenza questi lavoratori potevano pagare le tasse solo in Svizzera, con aliquote fiscali molto contenute, da ora in poi verranno assoggettati a tassazione sia nella Confederazione che in Italia mediante un prelievo concorrente calcolato in base al reddito detratte le imposte e i versamenti previdenziali già effettuati in Svizzera. Inoltre potranno godere di un’ulteriore no tax area fino a 10.000 euro.
La loro condizione, complessivamente, rimane vantaggiosa, almeno fino a determinati livelli di reddito. All’aumentare del reddito, infatti, le aliquote di tassazione italiane potrebbero rendere più conveniente un trasferimento della residenza nel paese alpino.
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